Life/Theater

Pe[n]na Capitale…

“…nuda come la bellezza, grande come Roma, santa e dissoluta Roma ama e non perdona, Roma ti divora come un barracuda, Roma nuda, nuda, nuda…” [Piotta, Il Muro Del Canto – “7 Vizi Capitale“]

È da tanto tempo che la mia penna vuole scrivere della Capitale e forse è giunta la notte giusta per lasciare che l’inchiostro affondi nei vizi capitali come la canzone.

“…Nord, Sud, Ovest, Est, Roma è così grande che di notte ti prende, ti inghiotte, fotte la mente, un gigante che ti culla tra le urla che non sente, ti compra, ti vende, ti innalza, ti stende, ti usa se serve, ti premia, ti perde, chi parte, chi scende, chi bleffa, scala…” [Piotta, Il Muro Del Canto – “7 Vizi Capitale“]

Roma così grande, così vasta che ti ci puoi perdere nelle sue vie, nella sua Grande Bellezza e Storia, nella sua tradizione, nelle sue tentazioni e le sue persone. Museo a cielo aperto, sono qua a passeggiare nonostante il caldo asfissiante, brucia l’inferno del peccato capitale, accompagnato da anime complici, traghettati per queste vie come da Caronte, cercando la strada giusta della risalita, espiare le colpe nel purgatorio sperando nella mano di Beatrice verso il Paradiso

“…dove una lince è lussuria e ferma i miei piani, Io tremo ancora al ricordo delle tue mani, dove un leone è superbia ed orgoglio in grani, amar me stesso ci ha resi un po’ più lontani, vedo ululare la lupa che canta fuori dal coro, qui i cani fanno la buca, sento le zampe sul suolo, sento la fame e la sete, per questo scavo nell’oro, nell’avarizia più cupa che mi ha lasciato da solo, ma Tu mandasti un compagno a farmi luce nel viaggio, a darmi forza e coraggio in un percorso che poi termina come un miraggio, spirituale passaggio nell’inferno che è solo l’altra parte di Noi…” [Claver Gold, Murubutu, TMHH – “Beatrice – Infernum“] 

“…Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi…” citando Alberto Sordi mentre mi ritrovo davanti alla sua Galleria. E cammino si, cammino, cammino circondato da ARTe, sono in estARTe, affascinato, estasiato, come fossi lì per la prima volta, da quello che mi circonda, perché tutto quello che puoi immaginare e pensare ed inventare a Roma c’è “…si trovano a Roma vestigia di una magnificenza e di uno sfacelo tali, che superano l’una e l’altro, la nostra immaginazione…” [Goethe]

Non ero mai salito sul Gianicolo e finalmente ci sono andato, è proprio vero che da lì puoi vedere e dominare la Città, del resto la Statua di Garibaldi che ti accoglie al grido di Roma o Morte è un buon punto dove trovarsi per Risorgere. Una volta sul Colle ti affacci su gran parte della Città Eterna immaginando cosa fosse la Caput Mundi, la Capitale del Mondo, di quello riconosciuto come l’impero più grande, importante, gestito della storia. È incredibile solo pensarci l’Impero Romano quanto si estendeva, a come possono esserci riusciti, basta guardare una cartina che lo rappresenta per restare stupiti e pensare sia fantascienza. Ed invece è tutto vero. E allora, come un contrappasso di così tanta grandezza, di colpo quasi, ti domandi come sia possibile che invece adesso la Città sia così ferita e mal tenuta, ma, ciò nonostante, tutta la sua grande bellezza, le sue opere, monumenti, palazzi, le vie di Sampietrini, il loro nero in contrasto al bianco dei Marmi, tutta la magnificenza che ancora vedi ad ogni angolo che passi, che guardi, ti fa dimenticare ogni cattivo pensiero di quanto possa essere fragile, di tutto quello che può succedere dietro certe porte, facce e mani.

“…levante, ponente, maestrale, scirocco, le rose, i venti, le spine un rintocco, mi blocco, tramonto, palazzi fino al mare, sette vizi capitale, sembra di affogare nel bianco e nero di un ricordo che non m’appartiene in mezzo a canti di sirene, ferme come iene, dove sete di vendetta veste sete su misura, Roma benedetta, a volte Cristo a volte Giuda, Roma barbara e cultura, dna complesso, Roma è così che fa, seduce dall’ingresso, triste come un tango, tra l’oro e il fango, Roma è un passo a due volteggiando sull’asfalto, Roma è un volto stanco, di Madonna con le lacrime, gelosa, invadente, custode d’anime, curiosa, indolente, infedele, preghiera, Roma mani infami dentro l’acquasantiera…” [Piotta, Il Muro Del Canto – “7 Vizi Capitale“]

Ma non ti aspetti che Io ti decanti il fascino di Roma, della sua storia o della sua arte, o che continui ad affogare la mia realtà dentro i versi altrui. Vorresti che, come sempre in un mio racconto, a un certo punto ti scrivessi di Lei, tanto da domandarmi ancora una volta, ma Lei chi? Il dubbio se la Musa è una donna, la città, l’anima, l’arte o la vita? O forse è tutto assieme, è un mix di pensieri che ti avvolgono mentre cammini per quelle vie, mentre sbarchi a Termini e ti incammini verso il centro storico, Colosseo, Trevi, Piazza di Spagna. E poi ancora il Vaticano, l’Obelisco, passando da Castel Sant’ Angelo dove guardi in alto il cielo ed è in un attimo il tramonto, dove i tuoi colori disegnano forme che ti avvolgono, ti cullano e in un certo modo ti rasserenano e allo stesso tempo sono una forte tentazione che ti fa proseguire fino a che non calano le luci della sera e diventa notte e la città sembra ancora un’altra ed un’ altra ancora e Tu continui nella ricerca, di Lei, di Te, di cosa… 

“…hai presente quelle notti che cammini mezzo assente, Lungotevere per sempre, c’è un lampione che t’accende e che decide dove andare..  e c’hai le mani in tasca, gli occhi chiusi ed il cappuccio su.. e mentre tiri su la testa e Roma è tutta blu, riesci solo dire wow.. Per tutte le volte che ti ho abbandonato e tutte le sere che sono scappato, andavo lontano ma non me ne andavo.. Per ogni momento che m’hai regalato e tutte le notti che m’hai tolto il fiato, per quello che hai preso, per quello che hai dato, per quanto sei stronza, per quanto ti… Ma te ce pensi che non t’ho ho mai visto tutta quanta.. cerco te ma non trovo la calma, me ne berrò un’altra, co’ una sigaretta accesa sulla riva, faccia schiva aspettando questo autobus s’arriva.. Per tutte le volte che t’ho ricattato e tutte le sere che stavo ubriaco…” [Gazzelle, Noyz NarcosRoma“]

Passeggiare per queste vie di notte mi fa ricordare la prima volta che qua ci sono stato, quel giro soffuso, quel suo particolare fascino; e poi quando sono tornato chiedendole di non fare la stupida quella sera, tra ricordi di poesia e di trasgressione. E poi quante altre volte, per gli amici, per la musica che da sempre mi accompagna, per la passione di una mostra o di vivere un’emozione sconosciuta. O solo per perdersi ancora una volta per le strade della Capitale, che ti conquista subito come sai fare Tu e allo stesso modo non ti lascia più andare e non ci vuoi più rinunciare.

“…nuda come Roma, grande come la bellezza, na madre premurosa che te mena e t’accarezza, lavoratore stanco, pezzo grosso, bandito, vorresti esser Tu stanotte er figlio preferito. Ma sei come a tutti l’altri, facce stanche alla fermata, occhi bassi, mani in tasca, a ripensà alla tua giornata, tutto ciò che c’hai, te lo sei dovuto sudare, zero privilegi stile mafia capitale, quelli che c’hai intorno, alla vita gli hanno dato un prezzo, er compenso giornaliero per consumarse pezzo a pezzo, poi alzi l’occhi vedi Roma e chi vive davero sta città, ritrova il senso a tutto e non se ne vo più annà…” [Piotta, Il Muro Del Canto – “7 Vizi Capitale“]

Non se ne vo più annà

Roma, stanotte…

“…dentro alle coperte tue, questa notte che Te non ci sei, nuda come a Roma ed è così che ti vorrei, che dal mare ripercorre il cielo come l’acqua e il fiume, che paure non ne hai avute mai, Donne come lei che mi lega alle sue corde, tese che divide l’aria con candele accese, nere come il Sanpietrino, bianche come il marmo, vome gocce di rugiada che riflettono il mio sguardo…” [Piotta, Il Muro Del Canto – “7 Vizi Capitale“]

Chissà cosa ho scritto fino ad ora, una dedica a Roma, alla città o a cosa, magari è solo una grande metafora di tutto quello che in realtà non dico; questa volta ho provato a lasciare andare veramente i pensieri come escono dalla mia bocca, dalla mia voce così sotto dettatura, come si usa adesso con la AI. Alterno versi, frammenti, pensieri, canzoni, poi dò un’occhiata al dettato per qualche minima correttura alle sbavature, a qualche ripetizione,  a qualcosa di non perfettamente giusto che però lascio perché forse, poi, rappresenta la parte più vera, quella che la mia penna voleva che scrivessi e che lasciassi andare per sfogarsi in un pezzo aspettato a metter giù da tanto tempo, fino a questo weekend come timeline. 

“…coraggio lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare, che non c’è niente di più vero di un miraggio e per quanta strada ancora c’è da fare amerai il finale…” [Cesare Cremonini – “Buon Viaggio“]

Alla fine dovrei raccontare di quante volte sono stato in giro per la Capitale in pochi mesi rispetto a quanto fatto prima in tanti anni, forse potrei raccontare tutta un’altra storia, potrei risalire sul palco del Teatro, potrebbe essere tutto vero, essere tutto falso, tutto una chimera, un miraggio, un altro viaggio come nella canzone che a casa mi riaccompagna. 

Quante cose avrei potuto dire o fare ed invece è già tutto detto, è già tutto passato, è già tutto cantato, o probabilmente basta quel pensiero espresso che mi hai insegnato, che alla fine di tutto… sti cazzi!

“…in questa città c’è qualcosa che non ti fa mai sentire solo, anche quando vorrei dare un calcio a tutto sa farsi bella e presentarsi col vestito buono e sussurrarmi nell’orecchio che si aggiusterà, se no anche sti cazzi che se non passerà Tu vieni su al Gianicolo a guardare la città…” [Max Pezzali – “In Questa Città“]

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